Shooting the Mafia | la Palermo stupenda e misera di Letizia Battaglia

Dal 22 al 25 marzo, salvo rinvii, I Wonder Pictures porterà nei cinema di tutta Italia la sorprendente storia della fotografa siciliana Letizia Battaglia, iniziata per caso più di 50 anni fa in una Italia ferita da stragi e delitti di mafia. Ma il lavoro della fotografa non si è limitato alla cronaca, ma ha raccontato per anni una intera città attraverso i corpi che la abitavano.

Shooting the Mafia, il documentario di Kim Longinotto presentato in anteprima durante l’ultimo Sundance Festival, racconta la straordinaria carriera della fotografa siciliana Letizia Battaglia.

Letizia Battaglia protagonista al cinema

Dalle pagine de L’Ora di Palermo, le sue foto hanno fatto il giro del mondo. Attraverso il suo sguardo, che fotografava “tutto da molto vicino, a distanza di un cazzotto, o di una carezza”, una nazione intera ha guardato da una prospettiva diversa la Sicilia delle stragi di mafia. A coronamento di una carriera incredibile, tre anni fa Letizia Battaglia ha tagliato un importante traguardo: l’inaugurazione a Palermo del Centro Internazionale di Fotografia da lei diretto, metà museo, metà scuola di fotografia e galleria, ospitato all’interno dei Cantieri Culturali della Zisa. Il nuovo film di Franco Maresco, che la vede protagonista in una insolita veste di “contrappunto idealista” al cinismo del regista, dedica a quella apertura una delle scene più emozionanti, in cui si percepisce tutta la soddisfazione della fotografa per quell’importante meta personale (e non solo).

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Shooting the Mafia

Sono suoi gli scatti all’hotel Zagarella che ritraggono gli esattori mafiosi Salvo insieme a Giulio Andreotti. Fotografie che furono messe agli atti del processo all’ex Presidente del Consiglio (finito con la prescrizione). Il 6 gennaio 1980 è la prima fotoreporter a giungere sul luogo in cui viene assassinato Piersanti Mattarella e nello stesso anno il suo scatto della “bambina con il pallone” nel quartiere palermitano della Cala fa il giro del mondo. Non è la prima volta che alla sua attività da fotografa viene dedicato un lungometraggio. Nel 2006, la tv svizzera commissionò a Daniela Zanzotto il film-documentario Battaglia – una donna contro la mafia. Nel 2014 è stato invece trasmesso su Sky Arte HD il documentario Letizia Battaglia – Amoreamaro, per la regia di Francesco Raganato.

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Il riconoscimento internazionale

Ma l’impegno e il lavoro di Letizia Battaglia è stato riconosciuto anche all’estero. È stata lei la prima donna europea a ricevere nel 1985, ex aequo con l’americana Donna Ferrato, il Premio Eugene Smith, a New York, tra i più importanti riconoscimenti al mondo nell’ambito del fotogiornalismo. Per questo sarebbe riduttivo semplificare la figura della Battaglia a quella di “fotografa di mafia”. I suoi scatti, spesso caratterizzati da uno splendido bianco e nero, rappresentano ancora oggi il racconto più vivido di una città, Palermo, immortalata nella sua miseria e nel suo splendore (“stupenda e misera” come la Capitale descritta da Pasolini nel suo Pianto della Scavatrice). Nel 2017 il New York Times l’ha indicata come una delle donne dell’anno, dal momento che il suo lavoro prosegue ancora oggi con la stessa energia della gioventù (la Battaglia è impegnata adesso in un progetto sul nudo femminile). Il documentario di Kim Longinotto è per questo una testimonianza importante non solo sul lavoro che è stato fatto, ma anche e soprattutto su quello che ancora la Battaglia svolge quotidianamente, in prima linea come sempre.

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