M5S e FdI già all’opposizione: Mattarella non vuole le elezioni, ma potrebbe essere l’unica soluzione possibile

Sergio Mattarella ha scartato l’idea delle elezioni, optando per un governo tecnico a guida di Mario Draghi. Ma il voto potrebbe essere la via maestra per ristabilire gli equilibri?

La crisi di governo arriva ad un punto di svolta, che in realtà potrebbe palesarsi da subito come un ennesimo momento di stallo. La via scelta da Sergio Mattarella è quella di un governo tecnico a guida di Mario Draghi. Una scelta mirata, specie in vista delle riforme richieste dall’Europa per poter sviluppare i progetti finanziati con i soldi del Recovery Plan. Dove non arriva la politica, si spera di arrivare scegliendo la via tecnica e puntando su Draghi, con un passato da economista e un profilo, in verità, di tutto rispetto. Ma Mario Draghi  è anche il nemico del Movimento 5 Stelle, passata subito all’opposizione. Una parabola discendente: i pentastellati perdono poltrone e rischiano di trovarsi relegati ad un posto marginale. Per di più, in un esecutivo guidato da colui che Alessandro Di Battista ha definito “apostolo delle élite”.

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Così, al momento dell’annuncio del fallimento del mandato di Roberto Fico da parte di Mattarella, i pentastellati hanno preso posizione. “Ringrazio il Presidente Mattarella per il suo impegno nel voler dare un Governo al Paese, ma noi siamo sempre stati chiari con gli italiani dicendo apertamente che il M5S avrebbe sostenuto solo un Esecutivo guidato da Giuseppe Conte. Su questo, con coerenza, andremo fino in fondo”, ha detto Riccardo Fraccaro, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con il governo Conte ed esponente del M5s. Una presa di posizione chiara che rimarrà, quasi sicuramente, la linea del partito. Difficile che l’ala più moderata possa convincere l’altra parte del M5s a fare passi avanti. Del resto, i grillini sono stati quasi obbligati: Draghi una figura che nulla ha a che fare con le posizioni pentastellate.

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E il centrodestra?

Chiara anche la posizione del centrodestra, che fin dall’inizio della crisi si è mostrata una delegazione unita e forte e che, presentandosi davanti a Sergio Mattarella, ha ribadito il suo punto di vista: la maggioranza non c’è, bisogna tornare al voto per ristabilire gli equilibri ed avere un programma coeso. “Abbiamo espresso preoccupazione per questo Governo incapace: serve una soluzione rapida. Abbiamo riproposto al Presidente la richiesta di elezioni. Quindi un Governo con programma coeso e maggioranza solida”, era stata la richiesta davanti a Mattarella avanzata da Matteo Salvini che, alla ricerca di rappresentatività, aveva poi ricordato che il centrodestra rappresenta la maggioranza del Paese e governa 14 Regioni su 20. Al momento, l’unico del centrodestra a favore di Draghi potrebbe essere Forza Italia. Fratelli d’Italia ha già confermato la sua posizione, dicendosi a favore del voto anticipato e ponendosi sul piano dell’opposizione.

Silvio Berlusconi sembrerebbe invece a favore di un esecutivo istituzionale e la figura di Draghi sembra vista di buon occhio. “Draghi è stimabile, il problema non è Draghi ma cosa fa e per chi lo fa”, ovvero quali provvedimenti e col sostegno di chi”, ha commentato invece Matteo Salvini. Ma è probabile che, vista l’alleanza con Fratelli d’Italia, anche la Lega potrebbe seguire la strada di Giorgia Meloni e non dare la fiducia. “La sovranità appartiene al popolo”, ha non a caso commentato sui social il leader della Lega nella serata di ieri. L’obiettivo potrebbe essere quello di non rompere la coalizione proprio con Fdi e mantenere coeso e saldo il centrodestra.

Voto, perché no?

Sta di fatto che, con questi presupposti, andare al voto potrebbe rappresentare una soluzione più solida rispetto a quelle che si accavallano in queste ore frenetiche, specie se non è affatto detto – ed anzi appare improbabile – che l’esecutivo possa ottenere la fiducia. Da una parte c’è il compromesso politico; dall’altra, il diritto alla rappresentatività. Ma non sarebbe giusto rimettere la palla nelle mani dei cittadini? Mettere fine a questi giochi di palazzo? A proposte ed ipotesi che, in verità, sembrano dettate per niente affatto dalla volontà di risoluzione della crisi quanto piuttosto dall’improvvisazione. Una crisi che ha visto poi Giuseppe Conte intascare la fiducia al Senato, ma con numeri ben al di sotto della maggioranza assoluta. E invece, dalle urne, risulterebbe forse l’emersione di una maggioranza più compatta, almeno sui numeri. Il centrodestra è ormai la coalizione più compatta e attende, speranzosa, di poter prendere posto.

 

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