Molestie capodanno, il racconto delle ragazze: “Pensavo di morire”

Nell’ordinanza di arresto per i due fermati, le vittime spiegano cosa accadde quella sera. Un racconto di paura: “Mi sentivo soffocare”

Arrivano le prime testimonianze di quanto accaduto la notte di capodanno a piazza Duomo a Milano, quando un gruppo ragazze è stato fermato e aggredito sessualmente da un branco di giovani. Secondo quanto affermato dal giudice per le indagini preventive Mascarino, il branco agì “per soddisfare le proprie pulsioni, in spregio a ogni forma di rispetto della persona“. Per i reati relativi al momento si trovano in stato di arresto il 18enne Mahmoud Ibrahim e il 21 Abdallah Bouguedra, sospettati di essere coinvolti nei fatti.

Ma il racconto più agghiacciante arriva dalle vittime di quella violenza. Una delle ragazze racconta nell’ordinanza: “Siamo state travolte da quest’orda. Venivamo spinte da dietro, e sbattevamo contro quelli davanti che ci respingevano. Siamo così cascate, e mi sono ritrovata per terra, senza riuscire a rialzarmi e sentendomi soffocare, ho iniziato a pensare di morire. Ero atterrita dalla paura, mentre la mia amica strillava. Io non riuscivo, ero stravolta dalla situazione e mi mancava il fiato

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Tra la fermata della metro e l’albero di Natale  un ragazzo nordafricano ha iniziato a importunare” ha raccontato una delle vittime. “Le si parava spesso davanti, cercando di impedirle di camminare. Era basso, capelli scuri probabilmente ricci, di carnagione mulatta, con un giacchetto verde, l’età era presumibilmente compresa tra i 20 e i 25 anni“.

A quel punto la giovane “gli ha risposto a tono, allo scopo di allontanarlo. In quel momento il ragazzo era solo, tant’è che ho avuto la sensazione che, una volta che la mia amica lo aveva allontanato, fosse andato a chiamare i suoi amici”. In seguitosiamo state aggredite da un’orda di persone (…) All’improvviso, ho sentito questa folla di persone: specifico che intendo dire che ho iniziato a sentire molte mani che mi toccavano (…) Presto siamo state accerchiate, e ci siamo trovate attorniate da persone nordafricane. In particolare, mi sentivo toccare da quelli dietro di me, mentre altri, posizionati davanti a me, mi davano le spalle e urlavano”.

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A quel punto le ragazze si trovano circondate da un nutrito gruppo di aggressori che mettono in atto la violenza. “Ricordo almeno 30 persone, che mi toccavano e mi spingevano – continua una delle vittime – (…) Dando vari spintoni, ho chiuso gli occhi, come per difendermi e, nonostante le spinte e un inciampo, sono riuscita a non cadere e a liberarmi dell’orda, probabilmente con la forza della disperazione”. A quel punto la situazione peggiora, “si sono chinati verso di noi, non per aiutarci ovviamente, e i palpeggiamenti sono continuati, anzi sono peggiorati (…) queste persone, che potrei definire ‘innumerevoli’, continuavano a chinarsi sopra di noi, impedendoci di rialzarci”.

La descrizione delle persone responsabili coincide con quella dei due fermati, ma ovviamente non sono gli unici autori. Il gip ha raccolto vari elementi basati sulla “descrizione univoca compiuta da tutte e quattro le testimoni” sostenuta una prova “fotografica compiuta con ampio margine di certezza”. Non è tutto, a casa dei sospettati sono stati ritrovati “capi di abbigliamento in tutto e per tutto corrispondenti a quelli descritti dalle persone offese“.

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Da quanto affermato dalle ragazze, sarebbe stato Ibrahim ad avvicinare le quattro amiche dando il via all’aggressione. Ma il ragazzo, al momento detenuto in carcere, si professa innocente: “C’erano degli egiziani, dei marocchini che hanno accerchiato queste ragazze. Io non ho partecipato. Mi sono fermato in Piazza Duomo” ha detto al giudice.

Il gip contestata a Ibrahim “il pericolo di reiterazione del reato poiché sono stati raccolti gravi indizi di colpevolezza circa la aggressione violenta nei confronti di giovani ragazze, sfociata in violenza sessuale di gruppo in cui il branco ha agito con la consapevolezza di poter approfittare dei festeggiamenti per il Capodanno per garantirsi l’impunità.

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Si legge ancora nell’ordinanza di arresto che la “mancanza di consapevolezza della gravità di quanto compiuto, dimostrata dal fatto di aver agito in un luogo pubblico, gremito di folla e confermata nel corso dell’interrogatorio è indice di spiccata pericolosità del soggetto, che, se lasciato in libertà, potrebbe compiere altri delitti della stessa indole, anche sfruttando la forza di intimidazione del violento gruppo di cui fa parte, o anche approfittando di singole situazioni concrete in cui mischiarsi ad altri assalitori per dare libero sfogo ai propri istinti violenti ed alle proprie pulsioni sessualiLe vittime sono state da lui e gli altri usate a proprio piacimento“.

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Inoltre per il giudice esiste il “pericolo che il giovane possa fattivamente ‘inquinare le fonti di prova, ostacolare il normale corso delle indagini e il successivo svolgimento dell’iter processuale, potendo il medesimo se lasciato in libertà, concordare con gli altri partecipi alle violenze delle versioni di comodo da fornire agli inquirenti idonee a depistare le indagini”. Inoltre esiste “il concreto pericolo di fuga.

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