Roma, cinque arresti per mafia: estorsioni e minacce al Mof

A Roma cinque persone sono state arrestate per mafia. Tramite estorsioni e minacce puntavano a detenere il controllo del Mof, il Mercato ortofrutticolo dei fondi.

Roma mafia
(Photo by Emanuele Cremaschi/Getty Images)

Su disposizione del Gip di Roma, i carabinieri del comando provinciale di Latina, hanno eseguito cinque misure cautelari. Di queste, una ha portato direttamente in carcere una persona. Le altre quattro persone incriminate, sono finite ai domiciliari. L’accusa rivolta ai cinque soggetti è quella di essere responsabili di vari tipi di reato. Si va dall’estorsione alla sleale concorrenza perseguita con minacce e violenza. Il tutto, con l’aggravante del metodo mafioso. Le indagini della Dda sul caso sono state coordinate da Michele Prestipino, procuratore facente funzionario di Roma. L’operazione rientra nell’ambito del contrasto alle attività illecite di un gruppo criminale che operava nel Mof, il mercato ortofrutticolo di Fondi. Le misure cautelari sono state eseguite a Caivano, Formia, Fondi e Pontecorvo.

Roma: cosa hanno scoperto gli inquirenti sul Mof

Ci troviamo di fronte dunque, a un altro caso di mafia che avviene nella città di Roma.

Oltre alle esecuzioni delle misure cautelari, i militari dell’Arma hanno sequestrate le quote di due società che si occupano di trasporti. La “D’alterio trasporti S.r.l.s e la “Anna trasporto S.r.l. Il nome in codice dell’indagine è “Aleppo 2”. Grazie agli sforzi di polizia e investigatori, si era riusciti a fare emergere il fatto che queste persone esercitassero pressioni e condizionamenti sull’indotto del Mof. Questo, grazie all’utilizzo di metodi mafiosi a servendosi dei collegamenti con i clan camorristici del casertano. Le indagini hanno poi dimostrato che nonostante i provvedimenti presi a loro carico dalle forze dell’ordine, queste persone hanno comunque continuato la loro opera di controllo e intimidazione sul Mercato ortofrutticolo dei fondi. 

Roma mafia
(Photo by Emanuele Cremaschi/Getty Images)

Sembra il gruppo criminale fosse guidato da Giuseppe D’Alterio, soprannominato “Peppe o’marocchino.” Secondo gli inquirenti D’Alterio ha esercitato un potere coercitivo e intimidatorio utilizzando metodi mafiosi. Lo scopo era quello di ottenere il monopolio dei trasporti da e per il Mof. Nelle tratte della Sardegna e per Torino, il clan richiedeva una “provvigione” del valore di cinque euro per tutti i movimenti effettuati da altre ditte di trasporti.

La guerra all’azienda Suprema Srl

La Dda di Roma ha inoltre scoperto che il gruppo criminale aveva appena creato una nuova ditta. Questa è risultata amministrata in maniera fittizia da prestanomi, anche se nei fatti a gestirla ero lo stesso D’Alterio. Questi infatti, nonostante fosse sottoposto agli arresti domiciliari, continuava ad esercitare il suo potere criminale. Con metodo lento ma efficace, stava gradualmente assumendo il pieno controllo di molte fette di mercato che appartenevano alla Suprema Srl. Anche quest’ultima azienda, è stata sottoposta a sequestro dai militari dell’Arma.

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Sembra inoltre che la famiglia D’Alterio avesse dato inizio a una campagna intimidatoria con lo scopo di estromettere totalmente dal mercato la ditta. Tale campagna è consistita in continuo impedimento delle attività commerciali dell’azienda e di serie minacce rivolte agli autotrasportatori.

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