Coronavirus, negli Usa circola in maniera nascosta da settimane?

Uno studioso di Seattle pone l’accento su due casi, sui quali il percorso del virus risulta identico. Finora negli Stati Uniti sono stati effettuati appena 2.500 test.

coronavirus stati uniti

Potrebbe scoppiare un incredibile giallo per quanto riguarda la diffusione del Coronavirus. La notizia arriva dagli Stati Uniti, dove il virus potrebbe essere presente nel Paese ormai da tempo. C’è chi parla addirittura di sei settimane da quando il primo caso sarebbe presente negli Usa. E si sostiene che il presunto “paziente zero” sia presente negli Stati Uniti e circoli inosservato. Quasi al punto da poter anche parlare di trasmissione nascosta del Coronavirus, come trapela dagli ultimi articoli e dagli studi condotti in queste ore.

Il magazine britannico New Scientist, infatti, dà spazio a questa teoria legata ai due pazienti reperiti negli Stati Uniti. Si tratta del cittadino nella Snohomish County a Washington, e dello statunitense che avrebbe contratto il virus dopo essere rientrato da Wuhan. Questi due casi di contagio del Covid-19 sono stati postati sul database pubblico GISAID. Questa banca dati era stata creata in un primo momento per catalogare i casi di influenza, ma dopo i primi studi ci si è resi conto che questi due casi hanno la stessa rara mutazione.

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Si tratta di un piccolo pezzetto di codice genetico, risultato modificato rispetto ad altre sequenze di Coronavirus mappate in precedenza. In ogni caso, i due casi studiati e provenienti dagli Stati Uniti presentano sequenze di virus praticamente uguali. Ed è questo che suggerisce l’ipotesi che il Covid-19 circoli negli States ormai dalle sei settimane di cui sopra. Trevor Bedford, ricercatore del Fred Hutchinson Cancer Research Center a Seattle, dice la sua sulla diffusione del Coronavirus nel Paese. “Questo suggerisce fortemente che c’è stata la trasmissione nascosta del virus nel Washington State“.

Bedford, che fa parte di un team di scienziati che sta provando a tracciare i movimenti del virus, sospetta anche della presenza di centinaia di casi “nascosti”. Finora negli Stati Uniti sono stati resi noti 86 casi di contagio, ma potrebbero essere molti di più. I test eseguiti fino al 28 febbraio sono stati appena 2.500, ma le ultime notizie potrebbero indurre ad allargare il numero di tamponi da eseguire. Tra le ragioni del piccolo numero di tamponi eseguiti è legato agli alti costi, solo in parte rimborsati, e al fatto che i test vengono eseguiti solo in un centro di Atlanta.

Dunque si ipotizza che il focolaio negli Stati Uniti non è stato individuato subito. Arriva allora un allarme che potrebbe scuotere tutta la nazione, oltre a indurre le autorità a smussare la propria posizione in termini di controlli e test sugli americani.

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