Quel bisogno di fare shopping che fa dimenticare le bare di Bergamo

Era il 19 marzo quando 65 bare venivano trasportate sui camion militari. Ieri, 13 dicembre, lo shopping ha fatto dimenticare pure i morti.

Era il 19 marzo 2020. L’Italia viveva la prima ondata del Coronavirus e le persone vivevano le prime ma fortissime limitazioni, ignari di ciò che sarebbe accaduto e nella confusione più totale di ciò che stava accadendo e dello shock che avremmo vissuto.  Erano da poco passate le dieci della sera quando trenta camion dell’esercito, in fila, percorrevano lentamente il percorso dal cimitero al casello dell’autostrada. Trasportavano 65 bare, 65 cadaveri che Bergamo non poteva più seppellire. Erano morti senza posto, ma anche persone, uomini, donne, nonni, madri, padri. In quel momento, però, diventarono solo cadaveri. Cadaveri senza casa. Come profughi, quelle 65 bare sarebbero arrivate a Modena e Bologna, per essere cremate.

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Poi, le ceneri sarebbero tornate dai loro cari. Una processione funebre, immortalata dagli smartphone. Un‘immagine diventata il simbolo del Coronavirus, ma anche il simbolo silenzioso della tragedia, ripresa in brevissimo tempo sui social, tra reazioni di sgomento e incredulità. “Non posso credere che stia succedendo”, scriveva qualcuno. E invece è accaduto davvero. Così come è accaduto che i morti sono aumentati sempre di più, così come i contagi; e la nostra vita, in un attimo, non è stata più la stessa.

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La morte non fa più notizia, e dovrebbe

Sarebbe bastato questo, forse, a cambiare le priorità di ciascuno di noi. E invece, una parte di mondo è uguale a come l’abbiamo lasciato. Ieri, ci hanno detto addio altre 484 persone. No, non sono morte: ci hanno proprio detto addio. Perché dire di essere morto, oggi, non fa più notizia. E invece c’è bisogno ancora, evidentemente, di mostrare non la morte – come cadavere, come numero, come uno tra i tanti – quanto l’addio. L’addio che ieri ci hanno dato altre 484 persone, mentre l’altro ieri ne erano state 649. L’altro ieri ancora, a salutarci erano state invece 761 persone. Persone che però sembrano non esistere e che vengono ormai conteggiate tra le altre, nel consueto bollettino odierno. Ai morti, nessuno sembra farci più caso. Ma quei morti, potrebbero essere i nostri cari.

Così, ieri, altre 484 famiglie hanno perso qualcuno. Almeno 484 persone hanno pianto ( se ogni decesso aveva almeno una persona su cui contare). Qualche famiglia è andata distrutta. Qualche nipote ha perso un nonno. Qualche figlio un padre. E mentre loro piangevano, Milano era invasa dalla folla. Roma anche. Fontana di Trevi era circondata da persone tanto da rendere impossibile il distanziamento. Ieri, domenica 13 dicembre, la priorità in Italia è stata lo shopping sfrenato tra le vie del centro. Il pensierino di Natale. Il pacco rosso. Ed è vero, in fondo, che finché le tragedie non ci toccano non possiamo starci così male. E’ vero che chi ha ancora tutti accanto non ha motivo di essere triste. Ma il dolore del mondo dovrebbe essere il dolore di ciascuno di noi. Il Covid ha rotto gli equilibri di moltissime famiglie. Famiglie che non potranno fare i regali. Ma tutto questo sembra essere svanito.

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