Parte l’ultimo volo Usa da Kabul, i talebani festeggiano: cosa accade ora?

Gli Usa hanno terminato il ritiro: l’ultimo aereo statunitense abbandona l’aeroporto di Kabul alle 21.29 ore italiane del 30 agosto 2021. Difficile dire quanti americani siano ancora in cerca di una via di fuga dall’Afghanistan, alcune fonti parlano di 250 statunitensi, altre di 100. Secondo il segretario di stato Usa sono “sotto i 200, probabilmente siamo più vicini a 100“. Intanto, mentre i talebani festeggiano a Kabul, si fanno ipotesi su cosa accadrà, ora, in Afghanistan. Un dubbio che attanaglia anche la comunità internazionale. Il punto della situazione. 

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30 agosto 2021, ore 21.29 italiane: dopo vent’anni gli Usa portano a completamento il ritiro dall’Afghanistan. “Sono qui per annunciare la conclusione del nostro ritiro dall’Afghanistan e la fine della missione per evacuare cittadini statunitensi, cittadini di altri paesi e afghani a rischio. L’ultimo C -17 è decollato dall’aeroporto internazionale Hamid Karzai alle 15.29 del 30 agosto, orario della costa orientale degli Stati Uniti“, ha annunciato in una conferenza stampa al Pentagono il generale Kenneth ‘Frank’ McKenzie, numero 1 dell’US Central Command. Un momento che sarebbe già storico di per sé, e che lo diventa ancora di più in virtù delle violenze che stanno travolgendo l’Afghanistan. Gli americani se ne vanno, ma lasciano dietro di sé molte questioni irrisolte, oltre a molte persone. McKenzie ha ammesso: le forze armate americane “non hanno portato fuori” dal paese “tutti quelli che avremmo voluto“.

Gli americani rimasti in Afghanistan 

Restano bloccati non solo molti civili afghani che hanno collaborato con l’Occidente, ma anche diversi cittadini statunitensi. Un alto funzionario del Dipartimento di Stato, parlando con la Cnn, avrebbe riferito che sono circa 250 gli americani ancora in trappola in Afghanistan: “Stiamo chiamando e inviando messaggi di testo e WhatsApp ed e-mail alle nostre liste, nel tentativo di avere una cifra più concreta su quanti americani potrebbero essere rimasti“. Il segretario di Stato Anthony Blinken parla invece di un numero “sotto i 200, probabilmente siamo più vicini a 100“. Ora le autorità statunitensi promettono di fare tutto il possibile per riportare a casa gli ultimi americani, ma Blinken ribadisce: “Non passeranno attraverso il governo” dei talebani.

L’idea è di muoversi soprattutto attraverso organizzazioni indipendenti come l’Unhcr, l’Agenzia Onu per i rifugiati, nonostante il Dipartimento di Stato statunitense abbia ricevuto rassicurazioni dai “talebani che tutti i cittadini stranieri e qualsiasi cittadino afghano con autorizzazione di viaggio dai nostri paesi saranno autorizzati a procedere in modo sicuro e ordinato verso i punti di partenza e viaggiare fuori dal paese“. Eppure, lo scetticismo resta solido, tanto che il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio ha già ribadito di non poter fornire ai talebani la lista delle persone con il diritto di espatrio per paura di ipotetiche ripercussioni. Ad ogni modo, tra il caos e i razzi, le operazioni di evacuazione massive volgono ora al termine: in totale sono 123.000 i civili evacuati da Usa e alleati nel corso delle operazioni.

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Dubbi e timori sul raid Usa

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Nel frattempo il Pentagono, ma in generale tutta l’amministrazione Biden, cerca di gestire i numerosi dubbi nascenti sul raid di domenica. In quella stessa giornata, quasi nello stesso momento, un’esplosione ha distrutto un’abitazione uccidendo almeno dieci persone, tra cui sette bambini. Le prime spiegazioni arrivate dagli Stati Uniti parlavano di un’operazione effettuata con un drone che, distruggendo un’auto Isis carica di esplosivo, avrebbe causato “deflagrazioni secondarie“. Le ultime indiscrezioni parlano tuttavia di prove a sostegno di un’altra versione: l’edificio sarebbe stato distrutto da un’esplosione diretta, un missile avrebbe colpito l’auto della famiglia, parcheggiata nel cortile. A puntare il dito contro l’amministrazione Usa, sono anche Cnn e New York Times, che nel frattempo stanno cercando e raccogliendo testimonianze sul campo. Sulla questione si è espresso anche il portavoce del Pentagono John Kirby, che afferma: “Non siamo nella posizione di poter smentire vittime civili. Nessuno vuole la morte di persone innocenti, ma la minaccia all’aeroporto Hamid Karzai è reale e circostanziata, dobbiamo essere pronti a futuri potenziali minacce“.

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I talebani festeggiano: cosa resta a Kabul? 

Nel frattempo, a completare il quadro, una Kabul lasciata praticamente a se stessa, con i talebani intenti a instaurare un nuovo regime, l’Isis presente sul territorio e Al-Qaeda che al momento rimane silente, ma che non può essere considerato una minaccia totalmente scongiurata. Su Twitter il portavoce dei talebani Zabihullah Mujahid scrive: “Le ultime truppe americane hanno lasciato stasera l’aeroporto di Kabul. Il nostro Paese è diventato completamente libero e indipendente. L’ultimo soldato americano ha lasciato l’aeroporto di Kabul questa sera alle 21, ora afghana, e il nostro Paese ha ottenuto la piena indipendenza“. Durante l’ultima evacuazione Usa, sarebbero stati sparati fuochi d’artificio, l’aria di Kabul si sarebbe riempita di colpi lanciati in aria.

Lo stesso portavoce ha poi specificato che “i rumori degli spari a Kabul sono colpi di gioia per il ritiro delle truppe Usa, i cittadini non sono preoccupati“. Intanto, l’euforia si mischia alle prime manovre dei talebani per prendere il completo controllo dello scalo di Kabul: “Siamo in grado di garantire la sicurezza dell’aeroporto. Presto tutto tornerà alla normalità. Le forze americane hanno lasciato un gran caos all’aeroporto. Si tratta di una questione tecnica e ci vuole del tempo per risolverla. Sono in atto sforzi per riprendere i voli commerciali’’, ha spiegato Mujahid.

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Paesi che aiutano, Paesi che chiedono

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Per portare a termine l’operazione, i dirigenti talebani starebbero trattando direttamente con la Turchia, che ha accettato di occuparsi della messa in sicurezza dell’aeroporto. Si tratta, per i talebani, di una priorità politica e commerciale: l’intento è ottenere quella tanto desiderata legittimazione internazionale per evitare che il nuovo regime venga sconvolto da un’aggravarsi della crisi economica e politica. Un aeroporto di Kabul in grado di gestire i voli commerciali rappresenterebbe un primo passo verso questo obiettivo. E in prima linea per raggiungere la missione, oltre alla Turchia, arrivano anche Pakistan e Qatar, pronti ad avviare le loro linee.

Intanto, mentre il Consiglio di Sicurezza Onu approva una risoluzione sull’Afghanistan in cui si chiede la protezione dei civili e dell’aeroporto di Kabul, mentre riafferma “l’importanza di sostenere i diritti umani, compresi quelli delle donne“, mentre richiede una via di uscita sicura dal Paese a chi ne abbia diritto, in Afghanistan si registrano già i primi effetti del regime talebano. E stando a quanto riportato dal Corriere, il cambiamento passa in primis dalla tv: Tolo tv, una volta simbolo di laicità, inizia già a trasmettere programmi tradizionalisti. Delle donne resta solo la voce che fa da sottofondo ai servizi, ma i loro volti non appaiono più sugli schermi. E probabilmente avranno sempre meno possibilità di farlo.

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