Alberto Sordi | quanto ci manca il suo umorismo cattivo e sgradevole

Cento anni fa, il 15 giugno del 1920, nasceva Alberto Sordi: uno dei più grandi comici che l’Italia abbia mai conosciuto. Oggi, abituati a film italiani sempre meno problematici e sempre più concilianti, capiamo quanto ci manca quel suo umorismo caustico e a volte cattivo sulla società e sugli italiani.

 

Sono passati 100 anni dalla nascita del grandissimo Alberto Sordi, comico di razza prima ancora che attore cinematografico. Non diverso da grandissimi mattatori della risata come Feldman o i fratelli Marx, capace, quando aveva carta bianca, di scrivere per sé personaggi completamente folli e surreali. Ma costretto invece a lavorare accettando le regole di una industria che accettava solo un certo grado della sua incontenibile follia.

Cento anni di Alberto Sordi

Sordi è sempre stato un ribelle, anche se non nel senso politico e militante del termine, un attore a cui non andava bene aderire al senso comune, fare le cose così come le facevano gli altri. Lo divertivano le idee comiche senza senso (che solo grazie a lui ne acquistavano uno) e faceva della piccolezza umana la cifra del suo umorismo. Basti pensare al suo personaggio ne Il Vigile: uno scemo senza qualità che si sente potente per via della divisa che indossa, ma che poi impara a sue spese che c’è sempre uno più potente di lui. 

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Il Vigile

Basterebbe quindi riguardare il film di Luigi Zampa (in programmazione tv proprio in questi giorni) per riscoprire una delle maschere più spregevoli ideate da Alberto Sordi. Il film, ispirato ad un fatto di cronaca accaduto nel luglio del 1959, quando il vigile Ignazio Melone si permise di multare per un sorpasso vietato il questore di Roma Carmelo Marzano, metteva in scena un personaggio vanaglorioso, arrogante e meschino, che nel momento in cui ottiene la “divisa” non fa che peggiorare. Sordi nel film tratteggiava un uomo piccino, già tremendo da civile, ma assolutamente intollerabile nel momento in cui diventava in grado di esercitare quel piccolo potere che si ritrovava fra le mani. Il vigile si troverà a multare il sindaco, che aveva infranto il limite di velocità mentre si stava recando di tutta fretta dall’amante, e per questo sarà punito senza pietà per salvaguardare la reputazione del primo cittadino. E lui, privo di spina dorsale, saprà adeguarsi in maniera viscida alle imposizioni dall’alto. D’altronde la tendenza dell’italiano a rinunciare alla propria dignità per soddisfare chi sta più in alto di lui è sempre stata messa alla berlina dallo stesso Sordi in televisione prima ancora che al cinema.

Co-protagonista, prima che protagonista

Già negli anni ‘50, quando aveva tra i 30 e i 40 anni, Sordi aveva dimostrato in radio e in tv di essere un comico completamente fuori dagli schemi e costantemente sopra le righe. Eppure il cinema italiano ci mise tantissimo per capire che tutte quelle assurdità che caratterizzavano Sordi (uomo e attore) potevano effettivamente far ridere il grande pubblico. Negli anni ’50 girava già film con Fellini, con Pietrangeli e portava in scena quei personaggi che Rodolfo Sonego scriveva appositamente per lui. Ma era soprattutto nei film in cui compariva per qualche minuto, in cui veniva utilizzato come comparsa per dare ritmo e vivacità al racconto, che Sordi riusciva a dare il meglio di sé e a far emergere quel suo lato iconoclasta, demenziale e cattivissimo. Ed è stato lui, molti anni prima di Paolo Villaggio, a lavorare sulla cattiveria come strumento di comicità, sulla meschineria come mezzo per generare la risata.

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